Meno sicurezza possiedi più ti esponi ostentando un contesto che ti faccia apparire a posto. Se arriva il fine settimana o il ponte festivo devi fare qualcosa.
“Cosa facciamo?”, “Andiamo da qualche parte?”, “Devo pubblicare dei contenuti così la gente vede che me la passo bene”.
Ma sui social network è essere vittime che paga di più. Aver subito un trauma o un torto, essere stati discriminati o abusati, aver ricevuto offese sessiste o razziali può fare di te un protagonista per 48 ore.
A me sinceramente premerebbe di più fotografarmi su una barca o una Porsche, perché la barca o l’auto è la mia e perché me la sono comprata coi soldi guadagnati scrivendo che dedicare la maggior parte della propria vita alla cultura – ossia alla comprensione di tutto – rende più di far finta di essere ricchi o piangersi addosso. E la foto, alla fine, nemmeno me la farei altrimenti passerei per uno di quei social media manager disperati in un altro modo, ossia affamati di notorietà.
Io resto sconcertato quando vedo le persone che non si rendono conto di esibire mediocrità credendo di stare mostrando chissà quale benessere.
Sei povero, si vede, Cristo santo.
Sei stupida, si capisce, Dio mio.
Sei disperato mentre fai mostra di te, della tua bravura, intellighenzia, bellezza, simpatia, etc., perché altrimenti saresti sui giornali, al cinema, al teatro oppure in tv, esclusi i casi di cani e cagne anche là, perché ci sono eccome.
Essere oggettivi è il punto massimo della sapienza umana. Non prendersela a cuore per tutto ma solo per ciò che importa davvero ti rende empatico.
Cosa ti serve, ancora, per accorgerti che sei un imbecille che attira a sé altri imbecilli e finirà per morire imbecille? Eppure abbiamo a disposizione gratis tutto ciò che è necessario sapere per scongiurare di apparire mediocri idioti e, di conseguenza, votarne altri a rappresentarci.
Esatto, è anche un discorso politico.
Sì, esistono le classi sociali, e a volte non sono per forza un male quando esprimono auto-consapevolezza.
In foto, casa graziosa, lago di Garda, una donna che aspetta il proprio motoscafo al lido di Salò e un tizio che prende il sole in un parco di Bruzzano >> Nelson Corallo
Io sono niente
Io sono niente.
Io vivo, mi muovo, mangio, parlo, mi lavo, mi vesto, invecchio, penso e faccio scelte, ma resto niente.
Io vivo nel mio mondo, in questo tempo, in questa realtà, con tutte le contraddizioni dell’epoca in cui sono arrivato, e sono comunque niente.
Io percepisco, intuisco e mi lascio fluire, allora sono tutto. Divento tutto. Non decido, agisco e vado dove devo, quindi sono giusto.
Bisogna crearsi tanto silenzio dentro per arrivare a sentire il necessario.
Io non sono niente e sono tutto ciò che devo.
Silenzio, ritmo, forza.
Non è vero che la vita è vuota, non è vero che manca un senso, non è vero che vincono solo il materialismo e la morte, però è vero che siamo attaccati da ogni sorta di distrazione, dentro e fuori. Ed è una tentazione quasi irresistibile lasciarsi condurre dal desiderio di protagonismo e arroganza, perché è meglio della droga sentirsi importanti. Crea più assuefazione.
Ma no.
Vivo e faccio il necessario. Lo dovrebbero fare tutti. Lo faccio e arrivo a essere ciò che devo, dove devo. Il sangue pulsa più denso, l’ansia scivola altrove, il senso delle cose migliora.
Si sviluppa una voce interiore, è limpida e pulita, sa dove devo mirare e nonostante il dolore eseguo. Mi sento triste solo quando non le permetto di parlare, nei momenti in cui mi perdo appresso a quell’io che crede di essere me stesso e invece è solo il riflesso di ciò che lui crede che gli altri pensino di lui. È l’io che fa comparazioni, sente invidia, pretende, distrugge, desidera il male di chi non sopporta, di chi è imbecille, di chi è narcisista (perché anche lui lo è), di chi ottiene successo grazie ai mediocri e alla mediocrità dell’ambito in cui l’ottiene, è un io a cui ho dato un nome, la maschera che indosso nel mondo quando il mondo mi delude: è Nelson Corallo, buon anno figli di putt*na.
Ancora una volta “Fight Club” in tv
Ancora una volta “Fight Club” in tv, seconda serata, divano e sigarette. Bel film tratto da un grande romanzo, aveva ragione su tutto ma non ha cambiato il mondo. Mi chiedo quale sia l’illusione più grande dell’epoca che sto vivendo. La pretesa di sapere tutto? Il protagonismo che ha superato i 15 minuti di notorietà previsti da Andy Warhol? La possibilità di una società davvero democratica? La certezza di un’Apocalisse? Su cosa crediamo di stare lavorando per poi accorgerci che era un’illusione bella e buona? Sapendolo potrei almeno tentare di smontarla.
Togliendomi di dosso la maggior parte delle responsabilità da piccolo borghese ho potuto fare ciò che ho fatto della mia vita, personale e lavorativa. Non ho accettato un tipo di carriera, non mi sono sposato, non ho fatto figli, non ho acceso mutui. Poi le responsabilità mi hanno raggiunto lo stesso ma ho goduto a fare come mi pareva, segretamente aspettandomi una soluzione finale, una ricompensa al mio dissenso. Era un’ottima illusione.
Sono ancora qui, sul divano, un po’ insonne, un po’ arrabbiato, un po’ speranzoso. Vorrei uno scopo, uno qualunque adesso, per non sentire la mia inutile presenza al mondo. Ecco perché ogni volta aspetto una chiamata da fuori, un segno esterno. A forza di seminare vento, oggi, dovrei raccogliere la proverbiale tempesta. Nulla.
Per il resto desidero donne che non ho e maltratto quelle che ho. Un tempo contestavo le madri che dicevano alle loro figlie “lascialo perdere, è un inutile narcisista”, ora do loro ragione. È un fatto di correttezza essere sufficientemente sincero, tanto non mi danno ascolto in ogni caso. Le donne che volevo mi avrebbero fatto fare un’altra vita, non questa di certo, perciò è proprio questa che volevo, inutile piangermi addosso. Ho ancora testosterone a quanto pare. Quindi me la prendo con la vita e con nessun altro. Me la prendo con me stesso perché non mi spremo abbastanza e non trovo soluzioni utili. È colpa mia se sopravvivo male in questa società di merda, a sua volta piena di colpe. Ma le mie sono mie e basta. Ho trattato le donne che non ho amato esattamente come la vita tratta ora me, mi pare equo. Solo che le donne da me possono prendere le distanze, sposare un altro, accendere mutui, farci figli – ne ho già viste diverse incinte e fa impressione – mentre io non posso prendere le distanze dalla vita. E nemmeno da me stesso.
Cercando un’occupazione stabile accetto di essere un consumatore, un anti rivoluzionario, un bisognoso qualsiasi che semmai potrà dedicarsi alle riflessioni nel poco tempo libero che gli resta.
In “Fight Club” c’è un piano ben preciso per far crollare la società, instaurare l’anarchia e puntare verso un mondo nuovo senza consumismo né ipocrisia, Tyler Darden sogna metropoli invase dalla natura e uomini e donne vestiti di pelli mentre essiccano carne di cervo al sole. Ma il suo vero se stesso gli impedisce la rivoluzione e trova l’amore in Marla Singer. Crollano i palazzi ma si capisce che quei due metteranno su famiglia, presumibilmente in un mondo non troppo diverso.
Le donne di sessantanni iniziano a guardarmi con la stessa golosità con cui io fisso le ventenni. Sono ancora una volta in un’epoca di mezzo. A volte mi illudo che qualcosa possa cambiare addirittura per me, per quanto penso che ciò che è stato finora è esattamente ciò sarà sempre, per me. Un uomo non lo cambi. Nessun riscatto per chi ha giocato a dadi con la vita, solo una straziante attesa mentre altre donne si allontanano e restano incinte. Me lo merito, non c’è che dire.
Prima si scriveva convinti di avere una possibilità nell’editoria, per sconvolgere qualche ipotesi, destare scalpore, creare traumi, oggi si scrive perché lo fanno tutti, e quelli che verranno pubblicati lo si è deciso prima poiché vendono già sulla carta. Ironico. Anche il cinema si è sgonfiato nel suo potere immaginifico. Cosa riesce ancora a stupirci?
Nulla.
O forse, e questo è un mio pensiero, la cosa che riesce ancora a stupirci è la complessità di un ragionamento, ossia la capacità della mente umana di raggiungere limiti e superarli, andare oltre l’ovvio, il già detto, il già visto e sentito. L’intelligenza, il genio, ecco, il nostro nuovo Messia, ciò che bramiamo, una mente eccelsa che arrivi prima del meteorite che dovrebbe spazzarci via. Dovrebbe, forse, non lo so.
Volontà di conoscenza
Crescendo si tende a farsi meno promesse, la forza di volontà che è tipica degli esseri umani gradatamente si stempera fino a ridursi a piccole speranze, grandi accettazioni, rassegnazione sulla vita e sul mondo, lasciando giusto un po’ di spazio per se stessi e la propria anima. Invecchiare è sinonimo di diplomazia, tranne nei vecchi bastardi.
Ormoni e vitalità fanno la differenza.
Diventando anziano mi avvicino, al contempo, ad uno stato animale e spirituale dell’essere. Tutto si riduce ad assecondare le possibilità che la vita offre, senza rabbia né caparbietà in eccesso. Dicevo che mi faccio meno promesse, meno propositi, meno pretese etc etc. Scendo sempre più in me, nel mio universo, scruto mondi poco frequentati dove vigono altre regole ed esiste più libertà di restare o andarsene.
La forza di volontà che interviene sul mondo e lo piega è affascinante. È uno dei desideri più grandi degli uomini. La volontà di potenza però non è eterna ma solo biologica, allora non si può elevare a prima classe di ciò che serve a guidare e dare un senso e una giustificazione all’uomo. Ciò che non abbandona mai il singolo è il pensiero, lo scrutare se stesso e il mondo, il mistero. Allora più che ottenere arbitrio sulle cose noi abbiamo bisogno di ottenere potere su noi stessi e sulle nostre menti, possibilmente sulle nostre anime poiché queste si espandono in un raggio assai più ampio nello spazio e nel tempo rispetto alla singola mente calata in una personalità singolare e presente.
La volontà di potenza è assolutamente umana nel senso di materialista, attinente alle cose e alla comunità dei soggetti, collegata ai bisogni fisiologici e narcisistici ed in quanto tale è infantile, precaria e poco precisa. Il desiderio di conoscenza invece è un’esigenza altresì umana ma superiore, dello spirito, ma non per questo meno pratica sul versante delle cose.
Invecchiare è orribile in ogni caso e rendersene conto è una cosa straziante.
NelsonCorallo #scrittura #scrittore #spirito #anima #volontà #Nietzsche #pinup #invecchiamento #filosofia #frasi #pensieri #volontàdipotenza #nichilismo #età #quarantenni
Meteo amore
Con l’amore, quando è vero, profondo, forte come un uragano, anche solamente sapere che ne possa tornare l’opportunità senza conoscerne l’esito finale, si è insensatamente felici. Nonostante i danni che farà, le cose che distruggerà. L’amore che ridà senso alla vita e a ciò che è stato fino a quel momento.
Ho sempre avvertito l’esigenza di innamorarmi perdutamente, altrimenti non era vivere. Anche durante la preadolescenza, erano vuoti i periodi senza una passione formidabile e completa, simili a quando si è disoccupati e i giorni scorrono lenti e invano. Avevo bisogno di farmi prendere dal turbine anche a costo di venirne fatto a pezzi. Alcuni tornado duravano poco, erano giovani fenomeni atmosferici. Altri non erano che cieli spenti o pomeriggi uggiosi o serate afose, utili per capire la diversità di quegli altri momenti.
So i nomi di tutte le donne di cui sono stato innamorato, li ricorderò sempre. Ripensare a loro, sentire che mi mancano, provarne nostalgia è continuare ad amarle. Rappresentano le vite che non ho vissuto perché ho cambiato percorso, decidendo e recidendo possibilità. Non le dimentico, a volte gioco con l’idea di cosa sarebbe potuto essere, senza cadere nel fatalismo. Il fatto che “non è stato” non significa che “non era possibile”. Omicidi di cuore. Se mi sono macchiato di quel delitto o se ne sono stato vittima non vuol dire che io meriti un ergastolo adesso. L’amore non finisce mai, tuttalpiù si svolge altrove, in altre dimensioni.
Intanto si aspetta che il cielo raccolga altre nubi, si condensino in pioggia ed elettricità, vortichino i venti, la pressione si abbassi o si alzi nei punti esatti, le distanze siano precise e la sorte faccia il resto: uragano, ciclone, tifone, tornado, cambiano i nomi ma se ne sei coinvolto l’effetto è sempre lo stesso: l’amore che ridà senso alla vita e a ciò che è stato fino a quel momento.
Mi andasse tutto bene – e tutto bene proprio non va – sentirei comunque la mancanza dell’amore. Imprevedibile come il meteo, ogni tanto ci indovina, quell’imponderabile amore.
nelsoncorallo #amore #collage @raypenhos #raypenhos #love #tornado #uragano #amor #scrittura #scrittore #loveisintheair #loveis
La ragione di tutti
La vignetta del ragazzo ucciso a #Voghera, ad esempio, è stucchevole. L’assessore leghista è sicuramente un assassino volontario, uno sceriffo mentecatto che è uscito di casa per ammazzare. Ciò non toglie che la vittima fosse un personaggio problematico che doveva essere gestito dalla società anche con misure coercitive, poiché pericoloso per se stesso e per gli altri. E seppure fosse stato un mostro non doveva però essere fulminato in strada come un cane. Non disegnamolo come un martire tutto-cuore altrimenti la vertigine narcisista per cui le nostre vittime sono tutte buone diventa pietismo. Nessuno deve essere giustiziato, nemmeno un pedofilo acclarato.
Era successo anche con #CarloGiuliani, chi lo dipingeva con l’estintore in mano stile terrorista e chi glielo toglieva come un angelo caduto. No, era un ragazzo che lottava per una causa in piazza ed è caduto lottando: non era né buono né cattivo, era umano e credeva in qualcosa mentre uno Stato spingeva con altrettanta violenza per la sua repressione.
Eppure l’esigenza di fare del mondo un teatro dualista di buoni e cattivi è irresistibile per coloro che devono avvantaggiarsi dell’algoritmo. Ecco, quelli io li giudico non solo sciocchi ma dannosi. È da tempo che tentiamo di costruire una narrazione corretta affinché risolva dubbi e risulti accogliente per chiunque ma chi ricopre un ruolo di minimo potere pubblico cede alla gratificazione di se stesso. Solo Tlon e Michele Rech #zerocalcare attualmente provano a stare super partes, con gran fatica direi, e pur prendendo posizione tentano di spiegare la complessità degli eventi senza cedere alla ragione univoca. Ovunque altrove, invece, vedo bandierine.
Bisogna disegnare situazioni e soggetti anche con la loro follia e ciononostante cercare giustizia e non giustizialismo. Perché esistono valori fondamentali e intoccabili che qualcuno tutela mentre qualcun altro calpesta o sfrutta a suo unico vantaggio, ed è qui che si capisce davvero l’intenzione di chi agisce, è in questo punto cruciale che si può discernere il bene dal male. La vera intelligenza si eleva, non si scinde. La vera analisi dei fatti procede per indagine e non con la sola emotività. Se domani ammazzassero me, per esempio, vorrei si dicesse che ero un genio ma anche uno con un brutto carattere, perché sarebbe la sacrosanta verità.
“Rimini lo sa”
Avrebbe voluto farlo piangere perché non ne sopportava il narcisismo ignorante. Desiderava colpirlo in faccia, su quel viso tondo dai capelli corti, scuri e radi, abbatterlo con un paio di pugni, anzi meglio una testata sul setto nasale e sentire il “crack” della cartilagine rompersi contro la propria fronte pulsante e abbronzata. Invece l’osservava parlare e teorizzare, pieno di vanagloria, convinto della propria intelligenza così bassa, fangosa, dove ogni tanto comparivano chiazze di coscienza sociale.
“Come fa a non rendersi conto d’essere un così grande coglione?”, chiedeva a se stesso continuando a guardare nella sua direzione, disteso sulla sdraio col parasole inclinato a fargli ombra fino alle labbra carnose e semischiuse, stupito di quanto quell’altro fosse ignaro e fiero mentre insisteva ogni mattina a fare proseliti riguardo la propria vita, la propria famiglia, i propri ricordi, la propria visione e la propria poetica sull’esistenza di cui peraltro nell’intimo era scontento.
“Perché mente così spudoratamente a se stesso?”, pensava mentre l’altro spiegava qualcosa, qualsiasi cosa, credendosi forse utile, magari necessario, chi lo sa, “Ti vedo, coglione, io lo so che sei un idiota. E so che tu sai che io so che sei un inutile idiota. Stai zitto e vai a tuffarti, oggi il mare è così bello, agitato, verde. Oggi l’acqua è perfetta per starci dentro e muoversi senza gravità, attivare i muscoli e uscire stanchi al sole, appagati. Stai zitto, ti prego, maledetto rincoglionito. Sei ridicolo, per Dio, pieno di frasi fatte e sintassi scontata che tu credi poetica! Basta, Cristo Santo, o dovrò davvero spaccarti il setto nasale con una testata. Non mi importa tu scriva per mestiere e sia anche impegnato in politica, io ti leggo dentro e so che sei parte di questa mediocrità attiva, sei un ipocrita e soprattutto sei un pigro. Già, sei pigro, perché ti accontenti di quel piccolo protagonismo social che ormai fa parte del tuo piccolo mondo e della tua routine, e non solo te lo fai bastare ma ti pare anche giusto. Però, dentro, nel profondo, lo sai di non valere nulla, eh? Sei anche brutto, amico, eh”, continuava a pensare e mandargli questo messaggio con le iridi verdi nascoste dietro i Rayban con la montatura tartarugata.
Il cielo coperto, nuvole basse e veloci. File di ombrelloni e lettini ancora vuoti a Rimini, a luglio.
“Non ti odio, però sei così stupido in maniera così banale che vorrei urlartelo in faccia e farti piangere, coglione. E vorrei chiuderti la bocca ogni mattina e portarti tra le onde, soprattutto quando il mare è agitato come oggi, che il mare sembra mare anche a Rimini, e farti nuotare a lungo, in silenzio davanti a tutto questo ammasso d’acqua salata che spinge, fino a farti capire che devi tacere e riflettere di più, più a lungo, più in profondità. Tu e quelli come te, inutili sciocchi e vanesi, senza poesia né stile, solo chiacchiere…”.
Lo vide terminare il discorso e voltarsi verso il mare. Sperò che quello, mentre lui aveva pensato così intensamente nella sua direzione, si fosse reso conto che era tempo di tuffarsi e lavarsi di dosso tutta quella spocchia da falso intellettuale, pisciasotto e provocatore ipocrita. Lo tenne d’occhio mentre quello si grattava un gomito ancora indeciso, sperando si decidesse a togliersi la maglietta e camminasse verso l’acqua. Lo avrebbe seguito, lo avrebbe apprezzato per aver capito e colto il suo messaggio silente. Ma l’altro rinunciò, decidendo di muoversi verso il bar, controllando le notifiche sul cellulare.
Aspettò deluso, disteso sul lettino con l’ombra fino a metà faccia, finché il tale non si avviò verso i bagni del lido.
“Te lo avevo chiesto perfavore”, disse a se stesso avvicinandosi alla porta semiaperta del cesso degli uomini mentre l’acqua dello sciacquone scorreva impetuosa.
Quando l’altro si voltò nella penombra delle mattonelle azzurre lui lo colpì con una testata sul setto nasale, essendosi prima tolto gli occhiali da sole che amava, e sentì il “crack” della cartilagine rompersi sotto la sua fronte calda e abbronzata. L’altro si portò le mani al volto senza capire, gli occhi pieni di lacrime, senza coscienza né spirito critico né stile. Lui uscì con calma dai bagni, indossò i Rayban e si incamminó respirando l’aria salmastra e salata di Rimini dirigendosi soddisfatto di sé, del proprio vero sé, verso il mare.
Il dolore che serve
Secondo un articolo di The Vision per il filosofo Byung Chul-Han ciò che impedisce alla nostra società di vivere un reale cambiamento nonostante la rapida evoluzione scientifica e tecnologica è l’algofobia, ossia la paura di soffrire. Eliminare il dolore da qualunque ambito sociale e personale, spinti anche dall’ossessione per la positività, porta infatti a una condizione di apatia e conformismo. Ma per cambiare davvero il mondo dobbiamo tornare a essere pronti a soffrire, recuperandone l’aspetto pubblico e la sua capacità di spingere i singoli individui a unirsi per delle battaglie che coinvolgano davvero la vita di tutti.
Però, secondo un’indagine di LEGO, effettuata nel 2019 in USA e UK su oltre 3 mila bambini tra gli 8 e i 12 anni, è emerso che l’aspirazione massima degli under 12 è diventare uno YouTuber. Ossia un lavoro che ti permette di raccontare quello che più ti appassiona e che si può fare quasi esclusivamente dalla propria cameretta. Youtube è stato inventato ‘solo’ 15 anni fa ma è riuscito a diventare il lavoro dei sogni delle nuove generazioni, la loro più grande aspirazione. Quale sarà il lavoro dei sogni dei bambini nel 2030? Lo sviluppatore di videogiochi? Il Tiktoker? Il broker di crypto?
Da piccolo volevo fare lo scrittore e il regista, perché così avrei potuto raccontare storie e metterle in scena davanti a un grande pubblico, perché – è vero – avrei potuto dare sfogo a una mia personale visione del mondo e avrei “giocato” con situazioni, persone, oggetti, esattamente come fa un bambino davanti al suo tavolo coi Lego. Ma sentivo che quel tipo di professione avrebbe avuto anche un aspetto sociale, ossia una funzione diversa dal solo narcisismo ed egocentrismo infantile, e che avrei potuto essere d’aiuto e magari anche d’esempio per coloro che avrebbero letto i miei romanzi o visto i miei film. Magari avrei anche combattuto e sofferto pur di produrre la mia arte, insomma già consideravo una percentuale di “dolore” in quella che immaginavo sarebbe stata la mia carriera. E non mi importava, anzi, faceva intrinsecamente parte del piano perché ero stato educato anche a questo.
Ho 41 anni, ho accumulato diverse esperienze, dal mondo legale fino ai set cinematografici, passando da tv, web e blog. Ogni volta che mi propongo per un nuovo progetto ( video, romanzo, format… ) cerco di spiegare quanto l’aver sofferto e sudato mi abbia fatto crescere come essere umano amplificando la mia capacità empatica e creativa. Ogni volta la risposta è: “Sì, ma quanti follower hai?”.
.
scrittura #scrittore #regista #creatività #romanzi #bambini #tiktok #narcisismo #nelsoncorallo #dolore #fatica #impegno #mente #editoria #film #marketing #lavoro #digitalmarketing #experience #video #youtube #tiktok #tiktoker #youtuber
Dialoghi di Corallo
“L’amore mi si offrì ed io mi ritrassi dal suo inganno, il dolore bussò alla mia porta e io ebbi paura, l’ambizione mi chiamò ma io temetti gli imprevisti. Malgrado tutto avevo fame di un significato nella Vita”.
– Fino a qui mi ci ritrovo, nella poesia intendo.
– Sette anni fa vivevamo ancora sul tetto di una casa a Barcellona.
– Me lo ricordo perfettamente.
– Ti aspettavi andasse così?
– No, ma temevo andasse com’è andata.
– Infatti.
– Ci abbiamo provato.
– Quindi?
– Ascolta come continua la poesia…
“E adesso so che bisogna alzare le vele e prendere i venti del destino, dovunque spingano la barca. Dare un senso alla vita può condurre alla follia ma una vita senza senso è la tortura dell’inquietudine e del vano desiderio, è una barca che anela al mare eppure lo teme”.
– Di chi è?
– Edgar Lee Masters, Antologia di Spoon River.
– Perché la pubblichi?
– Tutti hanno bisogno di buona poesia. Lo dico sul serio: tutti.
– E ora?
– Cosa?
– Che accadrà?
– Ovviamente non lo so. So solo cosa non funziona per me e cosa invece mi appartiene. Il resto è perlopiù un mistero, come per chiunque.
– Già.
– Partecipare.
– Cosa?
– Partecipare alla vita nonostante tutto, ecco.
– Partecipare senza vincere?
– Vincere è bello ma, lo sai, non è sempre possibile. Già essere parte attiva di qualcosa è importante.
– Non è da te fingerti uno qualunque…
– Non sono uno qualunque, sono uno, comunque.
– Sai che accadranno altri eventi che non vorresti accadessero?
– Lo so ma partecipo lo stesso.
– Da dove ti viene questa mancanza di disperazione finale? Come fai a non impazzire e non mollare tutto? Come, anche se non ottieni ciò che vuoi, sapendo che la vita è orribile, che è più semplice morire che vivere, che l’umanità resta pur sempre un inferno contraddittorio e spesso ripugnante?!
– Partecipo alla buona poesia.
.
#nelsoncorallo #scrittore #scrittura #dialogo #spoonriver #edgarleemasters #pulpcover #incidente #accident #sexyheels #hostess #poesia
Comunichiamo per sopravvivere, perché l’isolamento è una tra le più atroci torture. Cerchiamo connessioni anche quando sembra una gara o una lotta con la bava alla bocca tra bestie feroci.
Nessun essere umano è fatto per il silenzio o lo spazio vuoto. Tranne per un po’ di tempo, mentre ognuno si ascolta interiormente. Poi si torna indietro, tra le persone. Imperfette, certo, meschine e deplorevoli, sicuro, ma necessarie alla sopravvivenza.
Ciascuno si esprime e lo fa tramite qualsiasi mezzo che corrisponda al proprio sentire, anche il più abbietto.
Perché esista qualcuno che dialoghi tramite l’orrore anziché con la bellezza, potendo scegliere, è per certi aspetti un mistero, forse una malattia dell’anima o della società.
La grazia deve essere insegnata a tutti ma è più semplice governare chi ha bassi riferimenti etici ed estetici. Inoltre la bellezza costa molto e non possiamo quasi più permettercela. A parte la natura, che procede a essere avvenente da se’, la bellezza creata dagli esseri umani è faticosa e dispendiosa, inoltre non è più finalizzata all’elevazione delle anime ma solo al rientro economico. È merce che deve riconvertirsi in denaro, la bellezza di oggi.
Sarà così per qualche tempo ancora, mentre riformuleremo l’estasi altrove, lontano dallo sguardo mercificante del web e inizieremo anche a non condividerla più, perché saremo noi contro l’algoritmo che ce la vuole prendere e mettere in vendita prima che possiamo anche solo goderne. Diventeremo occultatori di bellezza, ladri di grazia, ribelli al servizio dell’armonia senza profitto.
.
#nelsoncorallo #scrittura #scrittore #frasi #pensieri
#bellezza #filosofia #idee #grazia #estasi #impermanenza #buddismo
La sintesi tra tiktoker e pornostar è ormai compiuta. Profili e storie di persone che sorridono guardando in camera, ammiccando o facendo un balletto sexy su una musichetta ipnotica, dove poi fai “swipe up” e finisci su onlyf4ns per cui paghi con carta di credito un contenuto che sembra privato ma in realtà è libero per chiunque lo acquisti.
Non bastano più le piattaforme hard, perché è l’abbonamento che vince, ossia il netflix del porno.
Alcuni utenti sono aspiranti influencer, modellə non ancora porno, ma guardando in camera invitano comunque allo “swipe up” per venderti un contenuto. C’è un filone di personaggi che piangono durante le stories e poi dicono che sei vuoi consolarli puoi far loro dei regali, che poi pubblicano nelle stories seguenti citando il tuo nome. E c’è chi manda merce pur di comparire in 15 secondi di video, manco di persona, solo col nickname. Senza mai scopare. Anche il sesso è stato sostituito dall’oggetto.
– Io stasera esco, con un amico, a bere e mangiare fuori da qui.
Non giudico, osservo. Pornostar, tiktoker, instagrammer non sono il futuro, sono il presente. I milioni di utenti che pagano cash per video sono la realtà. Ridevamo dei giapponesi che compravano mutandine usate, non dovremmo più considerarli pazzi poiché loro rappresentano la normalità.
Ieri sera ho visto una prostituta dal benzinaio, erano quasi le 23. Era una puttana reale in mezzo alla strada poco prima del coprifuoco, mi è parso di tornare a una vita che credevo fosse estinta. Ho amato quella giovane donna fatta di carne e disperazione, pietà, orrore, perché era vera oltre il mio parabrezza, come era vero lo schifoso cliente di turno e il suo pappone.
Voglio vedere persone nel mondo e non voglio pagarle per ricevere video, semmai offro da bere e mangiare, ballare, viaggiare. E poi scopare.
Disdire abbonamenti è meglio che smettere di fumare, subito.
C’è gente che paga e manda roba tramite un corriere a gente che frigna su instagram per ricevere roba a casa e ringraziare nel video… Ma non siete matti, siete la normalità.
.
#nelsoncorallo #scrittore #scrittura #instagram #collage #artcollage #tiktok #onlyfans
#pornhub #consumismo #influencer #follia #collageart
Random #Pasolini 1
“Seri bisogna esserlo, non dirlo, e magari neanche sembrarlo!”
“In una società dove tutto è proibito, si può fare tutto: in una società dove è permesso qualcosa si può fare solo quel qualcosa”
“L’Italia non ha avuto una grande Destra perché non ha avuto una cultura capace di esprimerla. Essa ha potuto esprimere solo quella rozza, ridicola, feroce destra che è stato il fascismo”
“Il nuovo fascismo non distingue più: non è umanisticamente retorico, è americanamente pragmatico. Il suo fine è la riorganizzazione e l’omologazione brutalmente totalitaria del mondo”
“Il potere ha avuto bisogno di un tipo diverso di suddito, che fosse prima di tutto un consumatore”
“Il potere è divenuto un potere consumistico, infinitamente più efficace nell’imporre la propria volontà che qualsiasi altro potere al mondo. La persuasione a seguire una concezione edonistica della vita ridicolizza ogni precedente sforzo autoritario di persuasione”
“L’Italia sta marcendo in un benessere che è egoismo, stupidità, incultura, pettegolezzo, moralismo, coazione, conformismo: prestarsi in qualche modo a contribuire a questa marcescenza è, oggi, il fascismo”
“Se i sottoproletari si sono imborghesiti, i borghesi si sono sottoproletarizzati. La cultura che essi producono, essendo di carattere tecnologico e strettamente pragmatico, impedisce al vecchio «uomo» che è ancora in loro di svilupparsi. Da ciò deriva in essi una specie di rattrappimento delle facoltà intellettuali e morali”
“I nuovi valori consumistici prevedono infatti il laicismo, la tolleranza e l’edonismo più scatenato, tale da ridicolizzare risparmio, previdenza, rispettabilità, pudore, ritegno e insomma tutti i vecchi «buoni sentimenti»”
“La cultura piccolo borghese, almeno nella mia nazione, è qualcosa che porta sempre a delle corruzioni, a delle impurezze. Mentre un analfabeta, uno che abbia fatto i primi anni delle elementari, ha sempre una certa grazia che poi va perduta attraverso la cultura. E questa grazia poi si ritrova a un altissimo grado di cultura, ma la cultura media è sempre corruttrice”
“Il moralista dice di no agli altri, l’uomo morale solo a se stesso”
#nelsoncorallo #pierpaolopasolini #scrittura
Tutti i giorni sulla stampa culturale leggiamo recensioni di libri straordinari, sorprendenti, di esordi eccezionali. Sembra che quotidianamente la nostra editoria riesca a sfornare il libro dell’anno. Finita però la sfilza di aggettivi iperbolici, le sviolinate, gli incensamenti gratuiti, non ci rimane più niente. I libri più fortunati vincono qualche premio, vendono qualche migliaio di copie se va bene, i loro autori si guadagnano un paio di comparsate in tv e magari un posto al sole sui grandi quotidiani per pontificare sulla qualunque. Ma di romanzi generazionali, di libri che segnano un’epoca, che ne raccontano traumi e speranze, ossessioni e aspettative, neanche l’ombra. Noi stiamo cercando libri che attraversino i millenni (è ambizioso, sì) che squarcino il ventre dei secoli, che contengano anche solo un frammento dell’eternità, del gioco infinito del nostro essere nel mondo. Tutto ciò che è passeggero, transitorio ed evanescente non ci interessa, tutto ciò che non affonda verticalmente nella nostra tragica condizione di uomini e donne assegnati accidentalmente su questa sfera di roccia e acqua in un universo in perenne espansione nel nulla – non merita di essere pubblicato. Sogniamo librerie semi-vuote, premi e concorsi letterari aboliti, giornalisti culturali con il coltello tra i denti pronti a stroncare qualsiasi nuova uscita. Solo dal silenzio, dal mistero e dal terrore potrà nascere una buona letteratura. Fino ad allora siamo destinati a scambiare per letteratura l’intrattenimento, o a rifugiarci nei capolavori di epoche passate in cui si passavano le giornate a decidere se togliere o mettere una virgola.
#gogedizioni #nelsoncorallo #scrittore #scrittura #romanzo #letteratura #frasi #tigre #tiger #critica #libri #libro #idee
«La semplicità di cui parlo è quando i pensieri si chiarificano e divengono il nostro pensiero. È eleganza, che non a caso è un criterio di verità che si applica nella valutazione delle teorie scientifiche e, aggiungo, anche delle teorie esistenziali. La semplicità è mettere ordine nella propria vita. Bisogna lavorare per diventare semplici: non è semplice essere semplici» cit. #VitoMancuso
Finora ho impiegato gran parte delle mie energie fisiche e psichiche nel tentativo di sistemare il guazzabuglio che è sempre stata la mia esistenza familiare e privata. Un gomitolo intrecciato di vite in conflitto, storie personali, guerre di sangue ed emotività esasperate, trasferimenti dal sud al nord, affetti, nevrosi e tradizioni arcaiche. Mentre tutto diventava attuale e moderno nel mondo, io ero disperso nel mio passato e il tempo che dedicavo ad altro che non fosse faida era sempre poco, perlopiù rubato. Ma ho insistito, errore dopo errore, perché diventare pulito e semplice era ancora possibile. Perché altrimenti avrei continuato a vivere come un selvaggio o un criminale periferico, perdendo le rare occasioni di bellezza che comparivano sulla mia strada e che ero inadatto a trattare con la giusta cura, finché restavo simile a un me stesso troppo grezzo e incattivito.
Avrei potuto illudermi che la colpa non fosse mia, era una tentazione forte gettare la responsabilità solo sull’esistenza. Ma quando si sta a contatto con il sapere, l’arte e la propria coscienza come mi ostino a fare io, non si sfugge a lungo dalla verità. Quindi si pagano tutti i debiti e ogni singolo delitto, perché? Per tornare a essere innocenti e godere il bene, raro, che sta al mondo. Volontà di essere semplice, in ordine, per provare di nuovo piacere. Non si tratta di santità o abnegazione eroica, semmai è attrazione erotica verso il meglio della vita che non si può ottenere davvero finché si resta gretti o ignari.
L’esercizio del sapere è fatto per chi ha una coscienza e vuole succhiare il nettare, per chi vuole elevarsi, per chi ha grandi orizzonti.
.
#nelsoncorallo #scrittura #scrittore #frasi #semplice #semplicità #libro #romanzo #filosofia #eros #piacere #volontà #ordine #pulizia #zen
Il disprezzo necessario, cap. 3
In questo tempo, dove io e tutti gli altri viviamo pieni d’incertezza, il successo non viene più dal potere. Né imperatori, né re, né principi o principesse. Essere imprenditore di successo è il successo. Oppure ottenere una vasta popolarità mediatica è il successo. Ora, in Italia e nel mondo, una giovane donna possiede entrambe le cose ma cosa vende esattamente? Non voglio una risposta, è solo una premessa retorica.
Il tempo è tornato a portare nuvole grigie e fresche negli ultimi giorni. Il verde è brillante di linfa.
La felicità è avere amici, affetti, un senso di giustizia nell’aver fatto le cose nella maniera migliore. La felicità è essere consci di aver agito bene. Togliamo gli affari e la popolarità, uno alla fine si chiede: “Ho fatto la scelta giusta?”. Secondo me dovrebbe domandarselo ogni sera. Eliminiamo tutto, anche il presente attuale nel quale ognuno si trova, buono o cattivo che sia, e chiediamo: “Come ho agito oggi?”.
Ecco la domanda fondamentale.
Per quanto riguarda me, ho fatto perlopiù errori e poche cose giuste. Pochine, soprattutto in ciò che era utile alla carriera. Ho avuto una libertà viziata e ignorante, perché ho avuto poco sapere, quindi poca libertà. Il sapere assomiglia alla libertà, non sapere è una condanna a una forma di destino.
“Ma oggi, adesso, ho agito bene? Ho fatto il possibile e nel modo migliore? Ho studiato abbastanza? Oppure manca qualcosa che io abbia considerato?”.
È quarant’anni che mi sento in difetto, nonostante abbia capito che è tutto così transitorio eppure eterno al contempo, che la vita di per sé è sempre giusta ma noi no, non lo siamo, non sempre. Noi cerchiamo, tentiamo, vogliamo e sbagliamo. Tranne chi ha fiuto, chi conosce ed ha fortuna. Singolarmente ognuno scruta in se stesso e controlla se ha fatto il possibile per ottenere il suo successo. Oppure guarda fuori e trova all’esterno tutto ciò che è necessario detestare oppure credere di amare per distrarsi dall’esame di coscienza.
La via di mezzo è ancora una volta la più corretta.
“Nelle cose che accadranno, avrò il giusto spirito critico”, ma vorrei anche provocarle le «cose» anziché aspettarle e basta. Un uomo vuole anche creare e sentirsi dire “Ben fatto”, dico io, “Non si può smettere di desiderare”.
Pensare è necessario nel senso di vitale. Riflettere è un obbligo. Si può solo scegliere se farlo meglio o peggio, a meno che non si sia uno di quelli a cui le cose vanno abbastanza bene e l’affanno sia sempre poco. I benestanti, quelli che però non devono sostenere il peso di un grande successo, vivono pensando poco e fluttuano in una esistenza gradevole dove non sono mai i protagonisti. Loro conoscono la perversione e la noia. Chi è povero o sfortunato, a meno che non molli il colpo e si abbandoni alla bruttezza più brutale, è costretto a riflettere ogni giorno per ottenere qualcosa di più. Per quelli a cui non girano le cose essere protagonisti diventa un obbligo, essendo loro al centro costante della propria esistenza.
“Ho conosciuto un sacco di gente capace, sveglia, arrivista al punto giusto, concreta. Ci ho vissuto in mezzo. Sono belli e fortunati, mi piacciono ma non gli assomiglio abbastanza. Anche loro hanno aspirazioni di successo ma mangiano e bevono meglio degli altri. E fingono anche meglio degli altri nel dissimulare una insoddisfazione. Loro stanno in mezzo alle cose, come i cortigiani. Di loro si leggono parole, si ascoltano canzoni, si osservano immagini, e di loro si imitano i modi. Mediocrità bellissima”.
Se io avessi successo sarebbe un paradosso. O forse sarei infelice o semplicemente un mediocre.
“Lei non la amo e non l’ho mai amata. È da anni che ripenso a quell’altra con cui ho sbagliato e vorrei tornasse sotto forma di un’altra ancora, nuova, con cui fare le cose giuste stavolta”.
La felicità è aver capito esattamente come e quando fare la cosa giusta, per Dio.