Ancora una volta “Fight Club” in tv

Ancora una volta “Fight Club” in tv, seconda serata, divano e sigarette. Bel film tratto da un grande romanzo, aveva ragione su tutto ma non ha cambiato il mondo. Mi chiedo quale sia l’illusione più grande dell’epoca che sto vivendo. La pretesa di sapere tutto? Il protagonismo che ha superato i 15 minuti di notorietà previsti da Andy Warhol? La possibilità di una società davvero democratica? La certezza di un’Apocalisse? Su cosa crediamo di stare lavorando per poi accorgerci che era un’illusione bella e buona? Sapendolo potrei almeno tentare di smontarla.
Togliendomi di dosso la maggior parte delle responsabilità da piccolo borghese ho potuto fare ciò che ho fatto della mia vita, personale e lavorativa. Non ho accettato un tipo di carriera, non mi sono sposato, non ho fatto figli, non ho acceso mutui. Poi le responsabilità mi hanno raggiunto lo stesso ma ho goduto a fare come mi pareva, segretamente aspettandomi una soluzione finale, una ricompensa al mio dissenso. Era un’ottima illusione.
Sono ancora qui, sul divano, un po’ insonne, un po’ arrabbiato, un po’ speranzoso. Vorrei uno scopo, uno qualunque adesso, per non sentire la mia inutile presenza al mondo. Ecco perché ogni volta aspetto una chiamata da fuori, un segno esterno. A forza di seminare vento, oggi, dovrei raccogliere la proverbiale tempesta. Nulla.
Per il resto desidero donne che non ho e maltratto quelle che ho. Un tempo contestavo le madri che dicevano alle loro figlie “lascialo perdere, è un inutile narcisista”, ora do loro ragione. È un fatto di correttezza essere sufficientemente sincero, tanto non mi danno ascolto in ogni caso. Le donne che volevo mi avrebbero fatto fare un’altra vita, non questa di certo, perciò è proprio questa che volevo, inutile piangermi addosso. Ho ancora testosterone a quanto pare. Quindi me la prendo con la vita e con nessun altro. Me la prendo con me stesso perché non mi spremo abbastanza e non trovo soluzioni utili. È colpa mia se sopravvivo male in questa società di merda, a sua volta piena di colpe. Ma le mie sono mie e basta. Ho trattato le donne che non ho amato esattamente come la vita tratta ora me, mi pare equo. Solo che le donne da me possono prendere le distanze, sposare un altro, accendere mutui, farci figli – ne ho già viste diverse incinte e fa impressione – mentre io non posso prendere le distanze dalla vita. E nemmeno da me stesso.
Cercando un’occupazione stabile accetto di essere un consumatore, un anti rivoluzionario, un bisognoso qualsiasi che semmai potrà dedicarsi alle riflessioni nel poco tempo libero che gli resta.
In “Fight Club” c’è un piano ben preciso per far crollare la società, instaurare l’anarchia e puntare verso un mondo nuovo senza consumismo né ipocrisia, Tyler Darden sogna metropoli invase dalla natura e uomini e donne vestiti di pelli mentre essiccano carne di cervo al sole. Ma il suo vero se stesso gli impedisce la rivoluzione e trova l’amore in Marla Singer. Crollano i palazzi ma si capisce che quei due metteranno su famiglia, presumibilmente in un mondo non troppo diverso.
Le donne di sessantanni iniziano a guardarmi con la stessa golosità con cui io fisso le ventenni. Sono ancora una volta in un’epoca di mezzo. A volte mi illudo che qualcosa possa cambiare addirittura per me, per quanto penso che ciò che è stato finora è esattamente ciò sarà sempre, per me. Un uomo non lo cambi. Nessun riscatto per chi ha giocato a dadi con la vita, solo una straziante attesa mentre altre donne si allontanano e restano incinte. Me lo merito, non c’è che dire.
Prima si scriveva convinti di avere una possibilità nell’editoria, per sconvolgere qualche ipotesi, destare scalpore, creare traumi, oggi si scrive perché lo fanno tutti, e quelli che verranno pubblicati lo si è deciso prima poiché vendono già sulla carta. Ironico. Anche il cinema si è sgonfiato nel suo potere immaginifico. Cosa riesce ancora a stupirci?
Nulla.
O forse, e questo è un mio pensiero, la cosa che riesce ancora a stupirci è la complessità di un ragionamento, ossia la capacità della mente umana di raggiungere limiti e superarli, andare oltre l’ovvio, il già detto, il già visto e sentito. L’intelligenza, il genio, ecco, il nostro nuovo Messia, ciò che bramiamo, una mente eccelsa che arrivi prima del meteorite che dovrebbe spazzarci via. Dovrebbe, forse, non lo so.

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